“Quando ci si siede a meditare si diventa un Buddha, e quindi…”
坐禅して人が仏になるならば
zazen shite hito ga butsu ni naru naraba
Sengai Gibon 仙厓 義梵 (1750-1837)
“Quando ci si siede a meditare si diventa un Buddha, e quindi…”
坐禅して人が仏になるならば
zazen shite hito ga butsu ni naru naraba
Sengai Gibon 仙厓 義梵 (1750-1837)
Per il ciclo di conferenze
“LE EPIFANIE DELLA PAROLA
L’invenzione della scrittura nelle culture d’Oriente”
organizzato dall’Associazione culturale “In Asia”
Tesori d’inchiostro
L’arte della scrittura in Giappone
conferenza di Carmen Covito
Sabato 21 Gennaio, ore 17.00
Teatro dell’Istituto Agli Angeli, Via Cesare Battisti 8, Verona.
La scrittura in ideogrammi, trasmessa dalla Cina in Giappone con i testi buddhisti nel VI secolo della nostra era, fu rapidamente adattata a una lingua strutturalmente diversa attraverso l’integrazione con due alfabeti sillabici (hiragana e katakana) ma conservò la sua fondamentale particolarità: nel gesto del pennello che scrive, utilità pratica ed espressione estetica sono tutt’uno. La calligrafia non è un semplice ornamento ma un’arte vera e propria, inseparabile dalla pittura e dalla poesia. E, come le altre arti tradizionali, l’arte della scrittura è ancora oggi una via per la realizzazione spirituale e una disciplina rigorosa, i cui segreti vengono trasmessi da maestro a discepolo come accade nell’ikebana, nel teatro o nelle arti marziali.
Ne ripercorreremo la storia, a partire dagli splendori dell’epoca Heian, quando le dame della corte imperiale dettero vita a una letteratura raffinata e complessa che si esprimeva in una forma calligrafica tipicamente e unicamente giapponese. In questa forma, chiamata kana, una speciale attenzione viene riservata alla scelta delle carte e dei pennelli, all’armonia della composizione, alla situazione e perfino all’abbigliamento del calligrafo, perché, come dice il più antico trattato sulla calligrafia, scritto nel 1170-1175 da Fujiwara Koreyuki per sua figlia Dama Daibu, “Non bisogna credere che debbano essere belli solo i caratteri. In tutte queste cose risiede lo splendore della Via”.
Carmen Covito, scrittrice di narrativa e studiosa, si occupa da molti anni di diffondere la conoscenza della cultura giapponese attraverso conferenze, lezioni, corsi e siti web. Membro dell’AISTUGIA (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi) e dell’EAJS (European Associations of Japanese Studies), dirige la rivista online AsiaTeatro (www.asiateatro.it) ed è vicepresidente dell’associazione culturale shodo.it per la calligrafia sino-giapponese.
Fujiwara no Kintō
Wakanrōeishū
Raccolta di poesie giapponesi e cinesi da intonare
a cura di
Andrea Maurizi e Ikuko Sagiyama
Edizioni Ariele, 2016
ISBN 978-88-97476-28-3
EAN: 9788897476283
Intorno al 1013, Fujiwara no Kintō (966-1041), ispirato dalla passione nutrita dalla corte per le liriche di Bai Juyi (772-846), raccolse in un’antologia 588 frammenti di poesie cinesi (kanshi) composte da autori cinesi e giapponesi e 215 poesie giapponesi (waka). Nacque così il Wakanrōeishū (Raccolta di poesie giapponesi e cinesi da intonare), una delle antologie più importanti del periodo Heian (794-1185), seconda per prestigio soltanto al Kokinwakashū (Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne). Il materiale poetico selezionato da Kintō rappresenta un compendio delle composizioni poetiche cinesi e giapponesi più conosciute e amate dalla nobiltà di corte, i cui membri, come testimoniato da numerosi brani delle più importanti opere letterarie del tempo, erano soliti intonarle – con o senza accompagnamento musicale – non soltanto nel corso di feste pubbliche e private ma anche in ogni momento della vita quotidiana. La popolarità del Wakanrōeishū non rimase circoscritta agli ambiente di corte dell’XI e del XII secolo ma, superando i limiti temporali del periodo storico in cui fu prodotta, si estese fino a tutto il XIX secolo, ricoprendo una posizione centrale non solo nella storia della letteratura ma anche in quella della musica e della calligrafia del Giappone premoderno.
Andrea Maurizi insegna Lingua giapponese presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si occupa principalmente di storia della letteratura dei periodi Nara e Heian. Ha scritto numerosi saggi e tradotto in italiano diverse opere di letteratura classica, tra cui Storia di Ochikubo (Marsilio, 1992), Il grande specchio dell’omosessualità maschile di Ihara Saikaku (Frassinelli, 1997), Raccolta in onore di antichi poeti (Rivista degli Studi Orientali, 2002) e Sogno di una notte di primavera. Storia del Secondo Consigliere di Hamamatsu (Gobook, 2008).
Ikuko Sagiyama insegna Lingua e letteratura giapponese presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi Interculturali dell’Università degli Studi di Firenze. Le sue ricerche e le sue pubblicazioni vertono principalmente sulla letteratura classica giapponese e sulla poesia giapponese, sia antica che moderna. Ha curato la traduzione italiana del Kokinwakashū – Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne (Ariele, 2000). Un’altra linea di studi è dedicata alla narrativa del periodo Heian imperniata sul Genji monogatari (La storia di Genji).
Verso il Giappone: Donne cultura e potere
con Virginia Sica e Carmen Covito
13 ottobre 2016 ore 21
Libreria Verso
corso di Porta Ticinese 40,
20123 Milano
www.libreriaverso.com
VERSO L’ASIA. Per tre settimane consecutive, il 13, il 21 e il 27 ottobre, alle ore 21, la libreria Verso ospiterà una serie di incontri dedicati alla cultura e alla letteratura di Giappone, Cambogia e Vietnam in compagnia di esperti e studiosi dell’Oriente, in collaborazione con O barra O edizioni.
Primo incontro “Verso il Giappone: Donne cultura e potere”. Con Virginia Sica, docente di Lingua e Letteratura giapponese all’Università degli Studi di Milano e Carmen Covito, scrittrice, presidente di AsiaTeatro e socia fondatrice dell’Associazione culturale shodo.it.